“E’ un bel segnale il fatto che il Governo abbia accolto oggi in aula alla Camera un ordine del giorno a mia firma per sostenere il lavoro delle ong italiane e afgane a Kabul. Il Governo italiano si è così impegnato a sostenere i progetti di cooperazione civile in difesa dei diritti umani e dei diritti delle donne, e a realizzare il progetto di Casa della Società Civile afgana da costruire a Kabul. È chiaro infatti che oggi il migliore investimento per la sicurezza e la stabilità di quella regione, e quindi del mondo, è il rafforzamento dei soggetti democratici, degli strumenti di partecipazione, degli standard relativi ai diritti umani - con un'attenzione particolare a quelli di donne e bambini. Con l'approvazione dell'ordine del giorno, oggi, il governo si impegna ad instaurare un adeguato livello di consultazione con le organizzazioni della società civile italiana impegnate nel lavoro bilaterale con i partner afgani in occasione di tutte le future scadenze nazionali e internazionali, per assicurare che il processo di transizione verso la stabilità e la democrazia in Afghanistan possa fondarsi su basi solide di partecipazione democratica e di crescita sociale, economica e civile. Proprio in questa direzione, l’impegno assunto oggi dal Parlamento è di destinare una parte congrua dei futuri risparmi, realizzati con una riduzione graduale e concordata della presenza militare italiana, a progetti di cooperazione civile, ivi inclusi quelli non governativi e di cooperazione decentrata. Si tratta di proposte e impegni che vanno nella direzione più volte auspicata dalle stesse ong italiane raccolte nella rete Afghana, impegnate da anni in un lavoro sul campo faticoso ma sempre efficace, che fa davvero onore al nostro paese ed alle sue migliori energie". E’ quanto dichiara Federica Mogherini, deputata e responsabile globalizzazione PD.
Agenda
24 luglio 2012
0commenti

"I diritti delle donne in Italia e nel mondo"
Sabato 21 luglio 2012 - ore 21:00 - Festa Nazionale delle Donne PD - Ferrara
Partecipano: Debora Serracchiani (Parlamentare europeo
PD), Simona Lanzoni (Direttrice Pangea), Roberta Agostini
(Portavoce nazionale Conferenza Donne PD), Federica Mogherini (Deputata
e Responsabile Globalizzazione PD). Coordina Anna Ascani (Coordinatrice
Donne PD Umbria)
donne
PD
diritti
Italia
mondo
| inviato da
BlogMog il 21/7/2012 alle 10:11 | |
Nella conferenza internazionale sull’Afghanistan che
si è svolta l'8 luglio a Tokyo, il governo afgano e la comunità internazionale
hanno definito i reciproci impegni per gli anni successivi al 2014, data in cui
avrà termine la presenza militare della missione Isaf. Si sta infatti
completando già in questi mesi la fase di "transizione", con il 75%
del territorio passato a maggio sotto il controllo delle Afghan National
Security Forces, e si fa reale la prospettiva di affidare loro la guida
della sicurezza complessiva del paese entro la metà del 2013, per poter
completare il ritiro - già avviato - delle forze internazionali entro il 2014.
Fragili successi
Si aprirà allora quella che viene definita la "transformation
decade", quei dieci anni che, a partire dal 2015, dovrebbero vedere il
volto dell'Afghanistan cambiare per opera degli stessi afghani. Si tratterà
innanzitutto di consolidare e rafforzare i risultati che, pur con
contraddizioni e limiti del tutto evidenti, sono stati ottenuti negli ultimi
dieci anni, sia in termini di sicurezza e lotta alla corruzione, sia sul
versante della capacità di sviluppo economico, sia - soprattutto - sul fronte
più delicato e strategicamente vitale dell'affermazione e del rispetto dei
diritti umani, a partire da quelli delle donne e dei bambini.
È un terreno sul quale molto è cambiato, negli ultimi dieci anni:
l'approvazione della nuova Costituzione che sancisce i diritti di uomini e
donne; la legge per l'eliminazione della violenza contro le donne (Evaw);
l'adozione di un piano d'azione nazionale per le donne; la nascita del
ministero per l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne; la nascita di
numerose case rifugio per donne vittime di violenza; e, last but not least,
il 27% di donne elette in parlamento alle ultime elezioni.
Sono però risultati non solo parziali, frammentati, ma anche molto
fragili, da cui può essere molto facile e veloce tornare indietro. Lo
dimostrano i dati che con un lavoro prezioso hanno raccolto alcune
organizzazioni internazionali: Human Rights Watch ci racconta di nove
donne su dieci di età superiore ai 15 anni ancora analfabete; per Global
Rights, 87 donne afghane su 100 hanno subito almeno una forma di violenza
domestica, con un tasso di mortalità tra i più alti del mondo.
Ma il dato che più dovrebbe far riflettere è quello relativo alla
percezione di insicurezza, il timore di veder cancellate le proprie conquiste -
così faticosamente raggiunte: un'indagine condotta nel corso del 2011 da ActionAid
indica che se due terzi delle donne in Afghanistan ritiene che la propria
condizione sia migliorata negli ultimi dieci anni, nove su dieci temono il
ritorno di un regime talebano, e un terzo teme il momento in cui le forze
militari di Isaf lasceranno il paese.
Più impegno
Sono paure che non si possono ignorare. Il punto è
quindi, ora, fare in modo che non siano gli anelli deboli della catena sociale
e politica dell'Afghanistan - le donne e i bambini - a pagare il prezzo di una
"riconciliazione" che si preannuncia complicata. Non a caso, nel
corso della Conferenza di Tokyo, l'Italia ha dovuto insistere non poco perché
fosse inserito nel documento finale un riferimento esplicito al raggiungimento
e mantenimento degli standard internazionali relativi ai diritti umani ed in
particolare a quelli delle donne, legando con una formula di condizionalità il
mantenimento degli impegni dei donatori a questo obiettivo.
L’Italia ha potuto farlo grazie ad una sinergia di fattori:
innanzitutto l'approvazione, da parte della Commissione esteri della Camera, di
una risoluzione che impegnava il governo italiano ad una posizione ferma su
questo tema in occasione della Conferenza di Tokyo; il fatto di aver firmato,
già a gennaio, un Accordo sul partenariato e la cooperazione di lungo periodo
tra Italia e Afghanistan che oggi è all'attenzione della Camera per la
ratifica; la credibilità che il nostro paese ha assunto nel campo del lavoro
con la società civile afghana, soprattutto grazie all'esperienza preziosa di
"Afgana", una rete di associazioni ed Ong italiane che ha lavorato in
questi anni in strettissimo raccordo con le controparti locali, appoggiate dal
lungimirante sostegno della Farnesina.
Probabilmente ha giocato un ruolo non del tutto secondario anche il
profilo del sottosegretario Staffan De Mistura, che rappresentava l'Italia alla
Conferenza forte non solo di un netto mandato parlamentare, ma anche di una
competenza ed una credibilità personali non comuni.
Ma il buon esito della Conferenza, che dà concretezza agli impegni già
presi in dicembre a Bonn e più recentemente al G8 di Camp David ed al vertice
Nato di Chicago, non devono far perdere di vista le difficoltà ed i rischi che
già si profilano all'orizzonte: che i diritti umani, e quelli di donne e
bambini in particolare, siano facile moneta di scambio per una riconciliazione
nazionale che serve a Karzai per consolidare la fase di transizione, e serve
alla comunità internazionale per poter uscire dignitosamente e nei tempi
stabiliti da una missione militare dal segno controverso.
Democrazia
È cruciale quindi che la parola d'ordine della comunità internazionale
non sia ora "disimpegno", ma un impegno ancor più forte, seppure di
segno diverso: sempre meno militare, sempre più politico, diplomatico e civile,
a sostegno dei processi di democratizzazione e di sviluppo economico e sociale
che dovrebbero caratterizzare la "transformation Decade". Non
si tratta di buoni sentimenti, ma di capire che solo un Afghanistan saldo nei
suoi principi democratici e solido nei suoi meccanismi di promozione e
protezione di diritti umani può costituire un argine efficace alle minacce alla
sicurezza che abbiamo già conosciuto in passato.
Articolo pubblicato su AffarInternazionali
“Nel giorno in cui si celebra
la Giornata mondiale della popolazione – promossa dal Fondo delle Nazioni Unite
per la popolazione (Unfpa) – e si svolge a Londra il Summit sul “Family
Planning” per promuovere la diffusione globale di servizi di contraccezione
moderna, è importante ricordare che nel mondo ogni due minuti una donna
muore per complicazioni legate alla gravidanza e nel sud del mondo oltre
222 milioni di donne non hanno accesso alla contraccezione moderna. A fronte di
questi dati drammatici, sembra lontano il raggiungimento del quinto Obiettivo
di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, ovvero l’impegno a ridurre di
tre quarti il tasso di mortalità materna e ad assicurare l'accesso universale
ai sistemi di salute riproduttiva entro il 2015.
Per questo, insieme a numerosi
colleghi dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, nei giorni scorsi
abbiamo sottoscritto e diffuso una dichiarazione a sostegno degli obiettivi del
Summit di Londra di oggi, sollecitando in particolare i governi europei a
impegnarsi per l’estensione del diritto all’accesso all’informazione e
all’erogazione di servizi per la contraccezione in favore di 120 milioni di
donne in tutto il mondo entro il 2020, ponendo fine ad abusi, coercizioni o
discriminazioni di cui sono spesso vittime.
Bene ha fatto AIDOS,
l’Associazione italiana donne per lo sviluppo, a lanciare anche in Italia
proprio in questi giorni la campagna internazionale “Paper Dolls” per
promuovere la conoscenza e la diffusione del preservativo femminile, come
strumento di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e delle gravidanze
indesiderate.
E’ necessario rilanciare un
impegno di sensibilizzazione e di aiuto concreto rivolto ai paesi meno
sviluppati, ma utile anche in Italia, che da un lato deve tornare ad essere
protagonista degli appuntamenti internazionali sul tema della salute materna e
del contrasto alle malattie sessualmente trasmissibili e, dall’altro, deve
rafforzare le sue politiche educative e di sensibilizzazione nel campo della
sessualità, della salute riproduttiva e della contraccezione femminile”.
E’ quanto dichiara Federica
Mogherini, deputata, responsabile globalizzazione per il PD e membro
dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
“Alla vigilia della Conferenza internazionale che si
apre a Tokyo sullo sviluppo dell’Afghanistan
per definire gli aiuti economici a sostegno della stabilità e della sicurezza
del paese, ci attendiamo scelte coerenti e concrete con quanto già
discusso durante l'incontro di Bonn lo scorso dicembre, e più recentemente al
G8 di Camp David ed al vertice Nato di Chicago: chiudere la fase della presenza
militare internazionale nel paese, aumentare contestualmente il sostegno alla
transizione, con un'attenzione particolare al consolidamento dei risultati
raggiunti nel campo dei diritti umani ed in particolare delle donne, attraverso
un sostegno concreto alla società civile afghana.
L'Italia in questo settore ha
fatto tanto, attraverso il lavoro che la rete di associazioni e Ong “Afgana” ha
svolto a Kabul insieme alla società civile afghana e, da ultimo, con la firma a
gennaio 2012 dell’Accordo sul partenariato e la cooperazione di lungo periodo
tra Italia e Afghanistan .
Non possiamo fermarci ora.
È cruciale che la parola d'ordine della
comunità internazionale non sia "disimpegno", ma un impegno ancor più
forte, seppure di segno diverso: sempre meno militare, sempre più civile, a
sostegno dei processi di democratizzazione e di sviluppo economico e sociale.
In
particolare, vanno sostenute le donne e le loro coraggiose scelte di libertà,
che rischiano di pagare il prezzo più alto alla "riconciliazione"
nazionale. Non possono essere loro, né chi si batte per i diritti umani in
Afghanistan, a portare il peso di una transizione non facile. La comunità
internazionale deve assicurare, anche grazie alla progressiva
riduzione della sua presenza militare, un crescente sostegno ai progetti di
cooperazione civile, a partire da quelli non governativi e di cooperazione
decentrata, in diretta collaborazione con la società civile afgana . Va, più in
generale, completato un lavoro della comunità internazionale per la
stabilizzazione della regione, per la piena affermazione di un vero stato di
diritto – a partire da una parità di genere sanzionata giuridicamente e
riconosciuta socialmente -, per il rispetto dei diritti umani fondamentali, per
la crescita di un’azione autonoma e duratura della società civile afghana e del
protagonismo femminile che ne è parte così importante”.
E’ quanto dichiara Federica
Mogherini, deputata e responsabile globalizzazione per il PD.
Afghanistan
donne
diritti
cooperazione
| inviato da
BlogMog il 6/7/2012 alle 16:28 | |
Afghanistan
donne
diritti
cooperazione
| inviato da
BlogMog il 6/7/2012 alle 16:16 | |
“E’ un segnale molto importante
l’approvazione avvenuta oggi all'unanimità in Commissione Affari Sociali alla
Camera di una risoluzione per accelerare l’adesione dell’Italia alla
Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e il contrasto della
violenza sulle donne e alla violenza domestica.
Questa sollecitazione del
Parlamento segue altre iniziative dei mesi scorsi, dalla lettera che scrivemmo
insieme alle altre donne italiane dell’Assemblea parlamentare del Consiglio
d’Europa al Presidente Monti e ai Ministri Terzi, Fornero e Moavero, ad un
ordine del giorno alla legge Comunitaria approvato sempre dalla Camera a
febbraio, fino all’intervento del Sottosegretario Dassù in Commissione Esteri
all’inizio di marzo.
Ora ci auguriamo che il Governo
italiano non lasci cadere nel vuoto questo ulteriore pronunciamento e che possa
procedere quanto prima alla firma della Convenzione del Consiglio d’Europa
contro la violenza sulle donne, consentendo poi al Parlamento di ratificarla
entro i prossimi mesi.
E’ doveroso che l’Italia
recepisca - così come è già avvenuto nei principali paesi europei – uno
strumento giuridico internazionale essenziale per proteggere le donne da
qualsiasi forma di violenza, grazie alle misure di prevenzione, di tutela in
sede giudiziaria, di sostegno alle vittime che vengono introdotte".
E’ quanto dichiara Federica
Mogherini, deputata firmataria della risoluzione approvata oggi alla Camera,
responsabile globalizzazione per il PD e membro dell’Assemblea parlamentare del
Consiglio d’Europa.
“Oggi si celebra la Giornata internazionale contro l'omofobia e
la transfobia promossa dall'Unione Europea per ricordare la rimozione - avvenuta
nel 1990 - dell'omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella
classificazione internazionale pubblicata dall'Organizzazione mondiale della
sanità, e per promuovere eventi internazionali di sensibilizzazione e
prevenzione per contrastare ogni fenomeno omofobico.
Si
tratta di una giornata di impegno e di riflessione per la piena affermazione di
un principio basilare, di un diritto umano fondamentale: nessuna
discriminazione legata al proprio orientamento sessuale e alla propria identità
di genere è più tollerabile in nessuna parte del mondo.
L’Europa lo ha scritto a chiare lettere all’art. 21 della
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, vietando ogni
discriminazione fondata sulle tendenze sessuali.
E tuttavia, recenti sentenze della Corte europea dei
diritti dell’uomo e rapporti del Consiglio d’Europa hanno messo in evidenza
quanto siano ancora diffusi e gravi i casi di discriminazione in materia di
diritti sociali e del lavoro, di universalità non garantita nell’accesso alle
cure mediche e all’istruzione, di problemi nel riconoscimento dell’identità di
genere e della vita familiare.
Si registrano inoltre, anche in Italia e in numero
crescente, episodi di aggressione, di violenza, di bullismo che vedono vittime
lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, episodi che purtroppo maturano nel
crescente clima di intolleranza e di odio su cui soffiano in modo
irresponsabile movimenti populisti e xenofobi di destra in molti paesi europei.
Per parte nostra, in Italia è urgente contrastare ogni
forma di violenza e di discriminazione, approvando finalmente anche nel nostro
Paese una legge contro l’omofobia e per il pieno riconoscimento giuridico dei
diritti fondamentali di coppie dello stesso sesso.
Più in generale, serve una
risposta di civiltà e di rispetto della dignità umana, con una reazione corale dell’Europa
e dell’intera comunità internazionale, per giungere alla depenalizzazione
mondiale dell'omosessualità e al pieno riconoscimento di condizioni di libertà
e uguaglianza di fatto e di diritto per ogni persona, nel rispetto della
pluralità di orientamenti sessuali e identità di genere”.
E' quanto dichiara Federica
Mogherini, deputata e responsabile globalizzazione PD.