“L'approvazione oggi della nostra mozione sugli F35 e' un ottimo risultato, che segna finalmente un ritorno del ruolo del Parlamento nell'orientare in modo trasparente scelte così rilevanti e delicate per il paese. Gli anni del governo Berlusconi avevano oscurato ogni informazione circa la partecipazione italiana a questo programma, con un deficit di trasparenza gravissimo. Nelle scorse settimane avevamo già ottenuto due importanti risultati: comunicazioni ufficiali sullo stato dell'arte del coinvolgimento italiano nel progetto, e soprattutto l'annuncio da parte del Ministro Di Paola di una riduzione da 131 a 90 degli aerei che si prevede di acquisire. Oggi, con l'approvazione della nostra mozione, otteniamo un ulteriore importante risultato: il governo si impegna a rendere noto il piano complessivo degli investimenti e, soprattutto, a "riconsiderare il numero effettivo di velivoli da acquisire" così come stanno facendo gli altri Paesi partner del progetto. Questo consentirà al nostro Paese di tenere aperta nel tempo la valutazione sulla sua partecipazione al programma di produzione degli F35, vista la totale incertezza che ancora caratterizza il programma rispetto sia ai suoi costi, sia ai problemi tecnici che incontra”.
E’ quanto dichiara Federica Mogherini, deputata PD, Segretario della Commissione Difesa della Camera e Responsabile Globalizzazione del PD.
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BlogMog il 28/3/2012 alle 20:12 |

Oggi in Aula alla Camera ho illustrato la mozione del PD sull’acquisto dei sistemi d’arma e sugli F35.
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BlogMog il 12/3/2012 alle 19:59 | |
“Il piano di revisione dello strumento militare che oggi il Ministro Di Paola ha presentato alle Commissioni Difesa di Camera e Senato, affronta in modo serio la necessità di ridimensionare le nostre forze armate sia di fronte alle mutate esigenze strategiche sia, e forse soprattutto, a fronte delle ristrettezze di bilancio con cui il nostro paese deve fare i conti. Sia la consapevolezza di dover ridurre le spese per il personale - a partire da quelle dedicate ai gradi più alti -, sia la consistente riduzione del numero di F35 da ordinare, vanno nella giusta direzione. E' importante tuttavia tenere a mente, anche in queste ore, che non esiste un'"ora x" entro la quale l'Italia deve stabilire in via definitiva il proprio ordine, e che gli Stati Uniti per primi stanno posticipando in modo significativo le proprie decisioni a riguardo. Andrà quindi senz'altro mantenuta aperta e costante una valutazione trasparente sull'opportunità di ulteriori riduzioni della partecipazione italiana a questo programma”.
E’ quanto dichiara Federica Mogherini, deputata PD, Segretario della Commissione Difesa della Camera e Responsabile Globalizzazione del PD.
Difesa
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BlogMog il 15/2/2012 alle 12:48 | |
Come
per la gestione della crisi, anche per il settore della difesa quelli del
governo Berlusconi sono stati anni persi. Dietro la retorica costosa della
mini-naja e la cecità dei tagli lineari, non si e' affrontato nessuno dei nodi
strutturali del modello di difesa. Ora il velo e' stato impietosamente alzato,
e l'insostenibilità dello strumento militare e' diventata evidente. Perché
costa più di quanto possiamo spendere, e perché manca un'analisi degli scenari
di minaccia alla nostra sicurezza, e di conseguenza degli strumenti necessari
per farvi fronte. A dieci anni dall'abolizione della leva, e' ora di fare una
valutazione di quanto il nostro modello di difesa sia funzionale agli obiettivi
che gli scenari internazionali richiedono. A partire da quest'analisi ha senso
ragionare di cosa e come tagliare, avendo chiaro il contesto internazionale. Va
rilanciato il faticoso processo di integrazione europea, frenato da protezionismi
nazionali e solitarie fughe in avanti di singoli paesi, e va risolta la crisi
d'identità della Nato, in una fase di passaggio non solo per i tagli ai bilanci
della difesa, ma perché la natura dell'Alleanza e' sempre meno tradizionalmente
difensiva e sempre più chiamata dalle Nazioni Unite a fare i conti con minacce
asimmetriche e crisi regionali che mettono in pericolo la stabilità globale - e
non sempre e' attrezzata per affrontare efficacemente queste sfide, come la
vicenda afghana dimostra, e come l'inedita formula dell'intervento in Libia ci
ricorda. Siamo in una fase di "crisi" nel senso originario del
termine (opportunità, cambiamento), di ripensamento del ruolo degli assetti
militari. E di certo, dopo mezzo secolo di guerra fredda e un decennio di
scontro di civiltà, questi anni di crisi economica ci portano a rivalutare
diplomazia e "soft power". l'Italia ha quindi l'opportunità di fare
di necessità virtù: investendo nella prevenzione dei conflitti e nella
cooperazione; ridimensionando e ridistribuendo le risorse della difesa tra le
voci di bilancio (a cosa serve avere piloti e aerei che non si hanno poi le
risorse per far volare?); favorendo il rinnovamento delle forze armate,
appesantite da una quantità anomala di ufficiali e sottufficiali, e penalizzate
dalla precarizzazione dei meccanismi di ingresso dei giovani; revisionando i
programmi di acquisto per capire quali sono funzionali a esigenze reali e quali
invece possono essere ridotti, sostituiti, sospesi o cancellati. Anche il dibattito
sugli F35 va inserito in quest'ottica, senza farne ne' un totem ne' un tabù, ma
l'oggetto di una scelta razionale. Il programma ha subito una lievitazione dei
costi, un moltiplicarsi di criticità tecniche, un rallentamento notevole nei
tempi; tutti i partner del progetto, compresi gli Stati Uniti, ne stanno
ridimensionando la portata; il modello di cui l'Italia ha più bisogno - la
versione a decollo verticale, compatibile con la portaerei Cavour - e' quella
che presenta maggiori problemi tecnici e minori acquirenti, tanto che la sua
produzione non e' affatto certa. Anche solo queste valutazioni, al netto delle
difficoltà di bilancio, dovrebbero indurre a considerare un congelamento della
nostra partecipazione al programma, almeno fino a quando non sarà chiaro cosa
verrà prodotto, in quali tempi e con quali costi. E' necessario che il livello
di trasparenza e di democraticità di questo processo di revisione sia il
massimo possibile. Quel che fin qui e' stato appannato da un'opacità totale,
deve divenire pubblico e limpido. Questo governo ha la possibilità di capire e
gestire la complessità delle scelte da compiere, e l'interesse a fare del
Parlamento il luogo in cui una profonda revisione del modello di difesa può
essere discussa ed approvata. Ci vuole trasparenza, coraggio, realismo, e
consapevolezza del mondo. Si può, si deve fare.
Articolo pubblicato su L'Unità sabato 7 gennaio 2012.
Difesa
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BlogMog il 7/1/2012 alle 13:5 | |