Alla vigilia della riunione degli Stati parte della Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo (che registrerà per la prima volta la partecipazione dell’Italia in qualità di Stato parte) e in occasione della presentazione del “Cluster Monitor Report 2012”, è stata presentata oggi alla Camera dei Deputati una proposta di legge a prima firma di Federica Mogherini per contrastare in Italia il finanziamento della produzione, utilizzo, vendita, distribuzione e stoccaggio delle mine antipersona, delle munizioni e submunizioni cluster. La proposta di legge ha già raccolto oltre 60 adesioni di deputati del PD e di gran parte degli altri gruppi parlamentari, confermando un’attenzione e una sensibilità bipartisan sul tema, già registrate in occasione della ratifica parlamentare della Convenzione di Oslo del giugno 2011. La proposta di legge è stata condivisa con la Campagna contro le mine, la Fondazione Banca Etica e il Forum della Finanza Sostenibile, che hanno voluto confermare il loro convinto sostegno partecipando alla presentazione alla Camera di oggi. “Nel pieno di una crisi economica internazionale senza precedenti, generata da una speculazione che ha investito senza remore sul rischio finanziario e sull’opacità contabile a discapito dell’economia reale, i cittadini invocano maggiore trasparenza e responsabilità nella finanza, con scelte di investimento da parte degli istituti di credito e degli altri intermediari finanziari da ispirare a principi di maggiore eticità, per recuperare su questo terreno quella credibilità e affidabilità sociale che troppo spesso negli ultimi anni è stata messa in discussione. Interrompere il sostegno finanziario alla produzione e al commercio di mine antipersona e munizioni cluster, armi odiose che producono ancora oggi conseguenze drammatiche, con numerose vittime anche tra civili, a partire dai bambini, è una scelta doverosa e eticamente rigorosa. Con questa proposta, vogliamo dare un segnale concreto e fortemente simbolico proprio in questa direzione, sollecitando il Parlamento a completare il percorso avviato con la ratifica della Convenzione di Oslo. Per questo, come gruppo parlamentare del PD abbiamo assunto l’impegno di chiedere sin dai prossimi giorni la calendarizzazione di questa proposta di legge in Commissione Finanze, con l’obiettivo e la speranza di poter giungere alla sua discussione e approvazione in questi ultimi mesi di legislatura”. E’ quanto dichiara Federica Mogherini, deputata e responsabile globalizzazione PD.
“E’ un bel segnale il fatto che il Governo abbia accolto oggi in aula alla Camera un ordine del giorno a mia firma per sostenere il lavoro delle ong italiane e afgane a Kabul. Il Governo italiano si è così impegnato a sostenere i progetti di cooperazione civile in difesa dei diritti umani e dei diritti delle donne, e a realizzare il progetto di Casa della Società Civile afgana da costruire a Kabul. È chiaro infatti che oggi il migliore investimento per la sicurezza e la stabilità di quella regione, e quindi del mondo, è il rafforzamento dei soggetti democratici, degli strumenti di partecipazione, degli standard relativi ai diritti umani - con un'attenzione particolare a quelli di donne e bambini. Con l'approvazione dell'ordine del giorno, oggi, il governo si impegna ad instaurare un adeguato livello di consultazione con le organizzazioni della società civile italiana impegnate nel lavoro bilaterale con i partner afgani in occasione di tutte le future scadenze nazionali e internazionali, per assicurare che il processo di transizione verso la stabilità e la democrazia in Afghanistan possa fondarsi su basi solide di partecipazione democratica e di crescita sociale, economica e civile. Proprio in questa direzione, l’impegno assunto oggi dal Parlamento è di destinare una parte congrua dei futuri risparmi, realizzati con una riduzione graduale e concordata della presenza militare italiana, a progetti di cooperazione civile, ivi inclusi quelli non governativi e di cooperazione decentrata. Si tratta di proposte e impegni che vanno nella direzione più volte auspicata dalle stesse ong italiane raccolte nella rete Afghana, impegnate da anni in un lavoro sul campo faticoso ma sempre efficace, che fa davvero onore al nostro paese ed alle sue migliori energie". E’ quanto dichiara Federica Mogherini, deputata e responsabile globalizzazione PD.
Il mio intervento in Aula per non dimenticare il 67° anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima.
“La liberazione di Rossella Urru è una notizia che attendevamo da tempo con speranza e fiducia, e della quale dobbiamo essere grati alla Farnesina, che ha compiuto in questi mesi un lavoro paziente e discreto per giungere a questa conclusione positiva. In questo momento di gioia, il pensiero e la vicinanza vanno alla famiglia di Rossella Urru, ai suoi colleghi e alla ong per la quale lavora, il CISP (Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli), in particolare per il modo in cui hanno affrontato con sensibilità, accortezza e tenacia il caso, superando mesi difficili, così carichi di tensione e di incertezze. A Rossella Urru, come ai tantissimi altri cooperanti italiani impegnati, nonostante tutte le avversità, in aree di crisi e in paesi poveri, va un ringraziamento profondo per un lavoro, quello della cooperazione allo sviluppo, che merita sostegno, riconoscimento e maggiori investimenti come strumento fondamentale della nostra politica estera e come mezzo per promuovere un modello di crescita più equilibrata e sostenibile a livello globale”. E’ quanto dichiara Federica Mogherini, deputata PD e Responsabile Globalizzazione del PD.
Nella conferenza internazionale sull’Afghanistan che
si è svolta l'8 luglio a Tokyo, il governo afgano e la comunità internazionale
hanno definito i reciproci impegni per gli anni successivi al 2014, data in cui
avrà termine la presenza militare della missione Isaf. Si sta infatti
completando già in questi mesi la fase di "transizione", con il 75%
del territorio passato a maggio sotto il controllo delle Afghan National
Security Forces, e si fa reale la prospettiva di affidare loro la guida
della sicurezza complessiva del paese entro la metà del 2013, per poter
completare il ritiro - già avviato - delle forze internazionali entro il 2014.
Fragili successi
Si aprirà allora quella che viene definita la "transformation
decade", quei dieci anni che, a partire dal 2015, dovrebbero vedere il
volto dell'Afghanistan cambiare per opera degli stessi afghani. Si tratterà
innanzitutto di consolidare e rafforzare i risultati che, pur con
contraddizioni e limiti del tutto evidenti, sono stati ottenuti negli ultimi
dieci anni, sia in termini di sicurezza e lotta alla corruzione, sia sul
versante della capacità di sviluppo economico, sia - soprattutto - sul fronte
più delicato e strategicamente vitale dell'affermazione e del rispetto dei
diritti umani, a partire da quelli delle donne e dei bambini.
È un terreno sul quale molto è cambiato, negli ultimi dieci anni:
l'approvazione della nuova Costituzione che sancisce i diritti di uomini e
donne; la legge per l'eliminazione della violenza contro le donne (Evaw);
l'adozione di un piano d'azione nazionale per le donne; la nascita del
ministero per l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne; la nascita di
numerose case rifugio per donne vittime di violenza; e, last but not least,
il 27% di donne elette in parlamento alle ultime elezioni.
Sono però risultati non solo parziali, frammentati, ma anche molto
fragili, da cui può essere molto facile e veloce tornare indietro. Lo
dimostrano i dati che con un lavoro prezioso hanno raccolto alcune
organizzazioni internazionali: Human Rights Watch ci racconta di nove
donne su dieci di età superiore ai 15 anni ancora analfabete; per Global
Rights, 87 donne afghane su 100 hanno subito almeno una forma di violenza
domestica, con un tasso di mortalità tra i più alti del mondo.
Ma il dato che più dovrebbe far riflettere è quello relativo alla
percezione di insicurezza, il timore di veder cancellate le proprie conquiste -
così faticosamente raggiunte: un'indagine condotta nel corso del 2011 da ActionAid
indica che se due terzi delle donne in Afghanistan ritiene che la propria
condizione sia migliorata negli ultimi dieci anni, nove su dieci temono il
ritorno di un regime talebano, e un terzo teme il momento in cui le forze
militari di Isaf lasceranno il paese.
Più impegno
Sono paure che non si possono ignorare. Il punto è
quindi, ora, fare in modo che non siano gli anelli deboli della catena sociale
e politica dell'Afghanistan - le donne e i bambini - a pagare il prezzo di una
"riconciliazione" che si preannuncia complicata. Non a caso, nel
corso della Conferenza di Tokyo, l'Italia ha dovuto insistere non poco perché
fosse inserito nel documento finale un riferimento esplicito al raggiungimento
e mantenimento degli standard internazionali relativi ai diritti umani ed in
particolare a quelli delle donne, legando con una formula di condizionalità il
mantenimento degli impegni dei donatori a questo obiettivo.
L’Italia ha potuto farlo grazie ad una sinergia di fattori:
innanzitutto l'approvazione, da parte della Commissione esteri della Camera, di
una risoluzione che impegnava il governo italiano ad una posizione ferma su
questo tema in occasione della Conferenza di Tokyo; il fatto di aver firmato,
già a gennaio, un Accordo sul partenariato e la cooperazione di lungo periodo
tra Italia e Afghanistan che oggi è all'attenzione della Camera per la
ratifica; la credibilità che il nostro paese ha assunto nel campo del lavoro
con la società civile afghana, soprattutto grazie all'esperienza preziosa di
"Afgana", una rete di associazioni ed Ong italiane che ha lavorato in
questi anni in strettissimo raccordo con le controparti locali, appoggiate dal
lungimirante sostegno della Farnesina.
Probabilmente ha giocato un ruolo non del tutto secondario anche il
profilo del sottosegretario Staffan De Mistura, che rappresentava l'Italia alla
Conferenza forte non solo di un netto mandato parlamentare, ma anche di una
competenza ed una credibilità personali non comuni.
Ma il buon esito della Conferenza, che dà concretezza agli impegni già
presi in dicembre a Bonn e più recentemente al G8 di Camp David ed al vertice
Nato di Chicago, non devono far perdere di vista le difficoltà ed i rischi che
già si profilano all'orizzonte: che i diritti umani, e quelli di donne e
bambini in particolare, siano facile moneta di scambio per una riconciliazione
nazionale che serve a Karzai per consolidare la fase di transizione, e serve
alla comunità internazionale per poter uscire dignitosamente e nei tempi
stabiliti da una missione militare dal segno controverso.
Democrazia
È cruciale quindi che la parola d'ordine della comunità internazionale
non sia ora "disimpegno", ma un impegno ancor più forte, seppure di
segno diverso: sempre meno militare, sempre più politico, diplomatico e civile,
a sostegno dei processi di democratizzazione e di sviluppo economico e sociale
che dovrebbero caratterizzare la "transformation Decade". Non
si tratta di buoni sentimenti, ma di capire che solo un Afghanistan saldo nei
suoi principi democratici e solido nei suoi meccanismi di promozione e
protezione di diritti umani può costituire un argine efficace alle minacce alla
sicurezza che abbiamo già conosciuto in passato.
Articolo pubblicato su AffarInternazionali
"Si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i
gruppi del Pd delle commissioni Difesa di Camera e Senato ed una delegazione
della Tavola della Pace, che ha avuto per oggetto l'esame parlamentare della
legge delega di revisione dello strumento militare.
Il Partito democratico ha presentato alla Tavola della Pace le linee guida dei
propri emendamenti, che vogliono mettere il Parlamento al centro delle future
decisioni del Paese sull'assetto della nostra difesa e sulle politiche di
armamento. L'incontro é stato un'occasione utile di confronto ed ha mostrato
una positiva unità di intenti sulla volontà di entrambi di restituire al
Parlamento il potere democratico di scelta su temi così cruciali per il
Paese".
Lo rendono noto Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del
Pd, Federica Mogherini, responsabile globalizzazione del Pd e segretario della
commissione Difesa della Camera e Giampiero Scanu, capogruppo del Pd in
commissione Difesa al Senato.
“Oltre 1.900 parlamentari di 88 paesi nel mondo hanno
sottoscritto la Dichiarazione Parlamentare Globale a sostegno di
un Trattato sul Commercio delle Armi (Arms Trade Treaty), promossa da
“ControlArms”, la campagna internazionale lanciata da Amnesty International,
IANSA (International Action Network on Small Arms) e Oxfam.
Nel momento in cui a New York è in corso (dal 2 al 27
luglio) la Conferenza delle Nazioni Unite dedicata ai negoziati finali per un
trattato sul commercio internazionale delle armi, insieme a rappresentanti dei
parlamenti di tutto il mondo, anche dall’Italia – con l’adesione di 24 tra
deputati e senatori – abbiamo voluto esprimere un forte sostegno all’obiettivo
di giungere ad un testo giuridicamente vincolante che possa affrontare in modo
efficace le conseguenze devastanti della diffusione fuori controllo di
armamenti in ogni parte del mondo.
Il commercio internazionale delle armi, tanto più quando è
condotto in modo illecito e al di fuori di ogni regolamentazione, rischia di
alimentare conflitti, corruzione e violenze, di foraggiare organizzazioni
terroristiche e minacce asimmetriche, di produrre gravi violazioni del diritto
internazionale e lesioni dei diritti umani fondamentali, minando la sicurezza
globale, i processi di pace e di stabilizzazione delle aree di crisi, le
iniziative per la riduzione della povertà e per il raggiungimento di obiettivi
di sviluppo sostenibile su scala globale.
Per questo rilanciamo con forza l’appello di tanti parlamentari
da ogni parte del mondo, della società civile, delle ong impegnate sul campo,
affinché la Conferenza di New York possa concludersi con un accordo ampio e
ambizioso – che introduca il divieto al trasferimento di armi in favore di
paesi in cui esista un rischio sostanziale di violazione dei diritti umani –
varando finalmente un trattato sul commercio internazionale delle armi, che è
atteso da lungo tempo da tutti coloro che nella comunità internazionale si
impegnano per l’affermazione universale dei diritti umani e del diritto
umanitario”.
E’ quanto dichiara Federica Mogherini, deputata,
responsabile globalizzazione per il PD e firmataria della dichiarazione
parlamentare di “ControlArms” a sostegno di un trattato sul commercio
internazionale delle armi.
“Alla vigilia della Conferenza internazionale che si
apre a Tokyo sullo sviluppo dell’Afghanistan
per definire gli aiuti economici a sostegno della stabilità e della sicurezza
del paese, ci attendiamo scelte coerenti e concrete con quanto già
discusso durante l'incontro di Bonn lo scorso dicembre, e più recentemente al
G8 di Camp David ed al vertice Nato di Chicago: chiudere la fase della presenza
militare internazionale nel paese, aumentare contestualmente il sostegno alla
transizione, con un'attenzione particolare al consolidamento dei risultati
raggiunti nel campo dei diritti umani ed in particolare delle donne, attraverso
un sostegno concreto alla società civile afghana.
L'Italia in questo settore ha
fatto tanto, attraverso il lavoro che la rete di associazioni e Ong “Afgana” ha
svolto a Kabul insieme alla società civile afghana e, da ultimo, con la firma a
gennaio 2012 dell’Accordo sul partenariato e la cooperazione di lungo periodo
tra Italia e Afghanistan .
Non possiamo fermarci ora.
È cruciale che la parola d'ordine della
comunità internazionale non sia "disimpegno", ma un impegno ancor più
forte, seppure di segno diverso: sempre meno militare, sempre più civile, a
sostegno dei processi di democratizzazione e di sviluppo economico e sociale.
In
particolare, vanno sostenute le donne e le loro coraggiose scelte di libertà,
che rischiano di pagare il prezzo più alto alla "riconciliazione"
nazionale. Non possono essere loro, né chi si batte per i diritti umani in
Afghanistan, a portare il peso di una transizione non facile. La comunità
internazionale deve assicurare, anche grazie alla progressiva
riduzione della sua presenza militare, un crescente sostegno ai progetti di
cooperazione civile, a partire da quelli non governativi e di cooperazione
decentrata, in diretta collaborazione con la società civile afgana . Va, più in
generale, completato un lavoro della comunità internazionale per la
stabilizzazione della regione, per la piena affermazione di un vero stato di
diritto – a partire da una parità di genere sanzionata giuridicamente e
riconosciuta socialmente -, per il rispetto dei diritti umani fondamentali, per
la crescita di un’azione autonoma e duratura della società civile afghana e del
protagonismo femminile che ne è parte così importante”.
E’ quanto dichiara Federica
Mogherini, deputata e responsabile globalizzazione per il PD.
Afghanistan
donne
diritti
cooperazione
| inviato da
BlogMog il 6/7/2012 alle 16:28 | |
Afghanistan
donne
diritti
cooperazione
| inviato da
BlogMog il 6/7/2012 alle 16:16 | |
Il mio intervento in Aula sulla partecipazione italiana alla missione di osservatori Onu in Siria.
Siria
ONU
Italia
pace
| inviato da
BlogMog il 5/7/2012 alle 12:34 | |